Andy Warhol al Vittoriano di Roma è un’antologica da non perdere. Le 170 opere in mostra ripercorrono l’opera del maestro della Pop Art in modo completo e coinvolgente. Alta la qualità del materiale esposto: una grande opportunità per gustare gli straordinari colori dell’artista americano.
Il curatore, Matteo Bellenghi, ha così impostato il percorso della mostra per consentire al visitatore sia di assaporare le famose serie dedicate ai grandi personaggi che di entrare in contatto con un Andy Warhol – quello dei disegni e delle polaroid – forse meno noto al grande pubblico.
Nelle sale – caratterizzate da un’illuminazione perfetta – si vanno così dipanando i ritratti multipli di Marilyn e Mao ed i marchi della grande distribuzione USA. Il colore si impadronisce della scena, diventa forma e illusione. La ripetizione all’infinito del modello, rende quell’immagine l’icona di un’epoca.
Andy Warhol e la musica
Ma è forse la sezione dedicata al rapporto tra Andy Warhol e il mondo della grande musica rock americana a farci meglio assaporare l’atmosfera di quegli anni. Non ci sono solo i ritratti fatti a grandi musicisti e gruppi dell’ epoca, Mick Jagger in testa, ma anche le copertine dei dischi. Famosa la banana per The Velvet Underground & Nico (1967) e i jeans di Sticky Fingers dei Rolling Stones (1971) ma anche Menlove Ave di John Lennon (1986).
Del resto Warhol con la sua Factory sulla 47esima East a Manhattan (che non credo avesse molto in comune con il nostro concetto di “bottega”) era egli stesso parte dello Star System imperante. E dunque, gli artisti che rappresentava (o per i quali realizzava le cover) erano parte del suo mondo e della sua ispirazione.
E’ nota, del resto, la propensione di Andy Warhol ad essere protagonista di quell’entourage. Resta famosa la sua battuta: “Sono veramente geloso di chi ha il suo show alla televisione. Come ho già detto, voglio uno show tutto per me: niente di speciale”.
La Factory e la Sala Psichedelica
Un mio amico mi ha fatto notare, appena un paio di giorni fa, come sussista una certa (preoccupante?) tendenza ad inserire nelle mostre spazi dove (casualmente) il selfie diventi proprio inevitabile. Anzi, suggeriva, chissà che non ci sia qualcuno che entra alla mostra non per vederla, ma per farsi un selfie da postare subito dopo…
Non lo posso escludere. La sala psichedelica (mi assumo la responsabilità di questa definizione), piazzata dal curatore inevitabilmente in mezzo al percorso, è però fantastica. Magari anche per un selfie (ce lo siamo fatti anche l’Art director e io). Ho chiesto a Matteo Bellenghi (vedi videointervista) che cosa significasse. La risposta è stata che vuole rendere l’atmosfera della Factory: credo ci riesca benissimo.
Andateci dentro e godetevela. Luci fantastiche e musica dei Rolling Stones….
Le Polaroid
Le Polaroid di Warhol sono, in realtà, abbastanza note ma forse non tutti hanno avuto occasione di vederle. Nella mostra del Vittoriale è loro riservata una sala e sono bellissime. Perchè, diciamolo, scattare con la Polaroid (lo dico per i più giovani che non ne avranno mai presa in mano una) è difficilissimo.
Fai uno scatto e subito esce la foto che ti interrompe l’azione. Non è come scattare 100 pose in sequenza con una reflex dove una bella deve venire per forza.
Warhol con la bestiale Polaroid ci sapeva fare. E, poi, fotografava signore e signori che a mettersi in posa ci dedicavano la vita. Comunque scatti come si deve.
In conclusione: andate a vedere Andy Warhol al Vittoriano e non ve ne pentirete affatto.
Andy Warhol al Vittoriano
3 Ottobre 2018 – 3 Febbraio 2019
Complesso del Vittoriano – Ala Brasini, Roma
Info 06 8715111 www.ilvittoriano.com
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