In mostra a Lucca L’artista bambino. Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento, un percorso interessante e molto piacevole, che, partendo dalla fine dell’Ottocento, percorre i primi decenni del XX secolo, mostrando opere di artisti affascinati dall’universo infantile.
La “regressione” nel disegno infantile
Il disegno infantile entra nell’arte del Novecento facendo capolino dalle opere dei grandi maestri. Alberto Magri, Ottone Rosai, Tullio Garbari, Gigiotti Zanini, Carlo Carrà, Riccardo Francalancia e Alberto Salietti come documenta il Ragghianti nel suo saggio si sono cimentati in questi esempi di “regressione” verso il disegno infantile.
Le prime attestazioni di attenzione, da parte degli artisti, nei confronti dell’infanzia e delle sue espressioni grafiche trovano un importante antefatto nell’opera di Adriano Cecioni. Così come nel Ritratto di Yorick di Vittorio Matteo Corcos, legato a una locandina per la conferenza fiorentina di Corrado Ricci su L’arte dei bambini del 1885, e nell’inconsueto dipinto Il fallimento di Giacomo Balla.
L’arte infantile e medievale
La mostra indaga inoltre gli espliciti arcaismi tratti dallo studio dei maestri del Duecento e del Trecento, che vede fra i precursori Alberto Magri, accompagnato dagli amici “apuani” Lorenzo Vianie Adolfo Balduini.
Questa cerchia di artisti toscani giunge alla stilizzazione di derivazione infantile e medievale con notevole anticipo rispetto alle attestazioni critiche di Ardengo Soffici– grande estimatore di Henri Rousseau su “La Voce” nel 1910 – e di Carlo Carrà(Vita moderna e arte popolare, Parlata su Giotto, Paolo Uccello costruttore). Entrambi fra il 1914 e il 1916, auspicavano nei loro articoli la volontà di tornare a “forme pure nello spazio”, consigliando agli artisti che desideravano recuperare, dopo l’esplosiva avanguardia futurista, una saldezza formale, di ispirarsi a stilemi tratti dall’arte popolare, infantile e medievale. Proprio da questo nucleo di artisti toscani – afferma la curatrice Marchioni– la mostra parte per ricostruire la storia della regressione al linguaggio dell’infanzia nell’arte, che si avvia con Magri e Viani poco dopo la metà del primo decennio del Novecento e si diffonde fra una selezionata cerchia di artisti che ebbero modo di confrontarsi più o meno direttamente con queste espressioni formali.
Nel saggio Vita moderna e arte popolare (1 giugno 1914), l’autore Carlo Carrà si scaglia contro la “falsissima idea di potersi creare artificialmente una verginità e una sensibilità moderna andando nel lontano centro d’Africa”, inneggiando alle opere eseguite “per semplice diletto da bambini, operai, donne”, come l’unico modo per “osservare e assimilare le leggi plastiche manifestate nella loro primordiale purezza”.
La mostra si articola in sei sezioni a partire dall’interesse di fine Ottocento verso il fenomeno dell’arte infantile.
Sezione I – Adriano Cecioni e il mondo dell’infanzia
Sezione II – Corrado Ricci e le prime incursioni del disegno infantile nell’arte fra Otto e Novecento
Sezione III – Disegno infantile e Medioevo: alle sorgenti della figurazione. Il caso pioneristico di Alberto Magri e del cenacolo tosco-apuano
Sezione IV – L’immagine del bambino e la diffusione del primitivismo infantile in Italia negli anni della Grande Guerra
Sezione V – Soffici e Carrà fra arte infantile e popolare
Sezione VI – Esempi di primitivismo infantile in Italia negli anni Venti e Trenta del Novecento
Info:
Fondazione Ragghianti di Lucca
Dal 17 Marzo al 2 Giugno 2019
Web: http://www.fondazioneragghianti.it/