La mostra Futurismo, a Palazzo Blu a Pisa merita la visita, e anche il viaggio. E’ una mostra ricca d’opere ma dal ritmo mantenuto serrato dalla qualità delle stesse.

Un’occasione per approfondire il movimento del Futurismo nelle sue diverse sfaccettature, non tutte necessariamente note nella stessa misura. Perché nei decenni che seguirono quel 20 febbraio 1909 in cui veniva reso noto il Manifesto di fondazione del futurismo, stilato da Marinetti, il movimento si avventurò nelle direzioni più diverse.
Dalla poesia alla pittura alla scultura, dall’architettura alla danza al teatro, dalle arti decorative alla grafica, alla pubblicità, i futuristi perseguirono il sogno di saldare l’arte e la vita ridisegnando l’intero orizzonte umano.
Così la mostra di Palazzo Blu, attraverso oltre cento opere di indubbio livello, percorre i vari sentieri del Futurismo. Non solo quelli più noti, ma anche quelli, altrettanto significativi, meno conosciuti.
Ad esempio, quello degli architetti che si ispirarono alle ragioni futuriste producendo progetti di impressionante modernità. Oppure la pubblicità: un altro campo in cui i futuristi si misurarono.
Non meno interessante, è la sezione dedicata alla produzione seriale di oggetti d’arredamento. Infatti, il futurismo, similmente al liberty (movimento coevo) puntò a trasformare la sua produzione artistica anche in oggetti seriali che potessero trovare acquirenti in un pubblico certamente agiato ma più ampio di quello dei collezionisti d’arte.
Futurismo a Palazzo Blu: gli assunti
La mostra, curata da Ada Masoero (catalogo Skira) si propone di provare come i futuristi seppero rimanere fedeli alle riflessioni teoriche enunciate nei manifesti, traducendole in opere dirompenti e innovative.

Ogni opera è stata dunque scelta, oltre che per la sua qualità, per l’aderenza ai punti teorici fondativi del movimento. Così, sono stati inseriti in mostra i soli firmatari dei manifesti futuristi.
Fanno eccezione due sole opere, forse appositamente poste all’inizio ed alla fine del percorso. In apertura, lo spettacolare ritratto di Marinetti di Rougena Zatkovà, forse il più fedele al vulcanico temperamento del fondatore. In chiusura, invece, Tullio Crali con Prima che si apra il paracadute, una tela dalla prospettiva straordinaria: un esempio di aeropittura assolutamente formidabile.
Le sezioni della mostra
Il percorso è aperto dagli esordi divisionisti comuni ai cinque “futuri futuristi”: Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla, Gino Severini.
Scandita in sezioni intitolate ognuna a un manifesto, la mostra attraversa poi trent’anni di arte futurista, muovendo dal 1910, quando uscirono i due manifesti pittorici firmati dai giovani “padri fondatori”. Di

Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla, Gino Severini sono esposti numerosi capolavori ispirati con evidenza a quei due testi. Immediatamente dopo, si esplorano le emozionanti trascrizioni visuali del Manifesto della scultura futurista, 1912, steso dal solo Boccioni dopo il viaggio a Parigi di quell’anno.
Entrano poi in gioco le “parole in libertà”, i cui principi furono formulati da F.T. Marinetti nel 1912, nel Manifesto tecnico della letteratura futurista, e i nuovi modelli architettonici, dettati nel 1914 da Antonio Sant’Elia nel testo L’architettura futurista, illustrato da sue opere magnifiche (e “profetiche”), seguite dalle opere “belliche” a sostegno dell’interventismo futurista nella Grande guerra (manifesto Sintesi futurista della guerra, 1914).
Con Ricostruzione futurista dell’universo, 1915, di Giacomo Balla e Fortunato Depero, si assiste alla nuova volontà dei due artisti di diffondere i modelli formali del futurismo sull’intera esperienza umana, in una spinta d’innovazione ignota alle altre avanguardie europee. A illustrarla, sono dipinti, sculture, oggetti, bozzetti, giocattoli realizzati dai due autori.
Entra poi in scena L’arte meccanica, 1922, documento firmato da Enrico Prampolini, Vinicio Paladini, Ivo Pannaggi, che connotò con i suoi modelli geometrici e “industriali” l’arte visiva dell’intero decennio, mentre il congedo è affidato al Manifesto dell’Aeropittura, 1931, firmato da Marinetti con Balla, Benedetta (Cappa Marinetti), Depero, Dottori, Fillia, Prampolini, Somenzi, Tato, che per tutti gli anni ’30 ispirò opere suggestive e spettacolari, qui esposte al piano superiore.
Futurismo
11 Ottobre 2019 – 9 Febbraio 2020
Palazzo BLU
Lungarno Gambacorti 9 – Pisa
Informazioni Palazzo Blu:
Tel: +39 050 220 46 50
Mail: info@palazzoblu.it
Orari Mostra Futurismo:
Lunedì-Venerdì 10.00 – 19.00
Sabato-Domenica e festivi 10.00 – 20.00
(La biglietteria chiude un’ora prima della chiusura)
2 Comments