La Cattura di Cristo o Presa di Cristo nell’orto di Caravaggio è per dinamismo della scena e cromia uno dei momenti più alti della pittura del Merisi in un momento magico del suo percorso di artista.
Siamo nel 1602. E’ un anno di opere somme: San Matteo e l’angelo a San Luigi dei Francesi, Amore vincitore, Deposizione di Cristo nel sepolcro.
Un momento importante che vede Caravaggio particolarmente vicino alla famiglia Mattei nel cui palazzo abita. Per loro l’anno prima aveva dipinto la Cena di Emmaus oggi alla National Gallery di Londra.
Caravaggio Cattura di Cristo nell’orto: la storia
La storia della Presa di Cristo nell’orto di Caravaggio è in realtà piuttosto semplice per i suoi primi tre secoli. Dalla fine del ‘700 arrivano invece le soprese.
Il 2 gennaio 1603 nel Libro del riscontro del banco del marchese Ciriaco Mattei (1545-1614) troviamo un pagamento di 125 scudi a favore di Michelangelo Merisi per “un quadro con la sua cornice depinta d’un Cristo preso nell’orto”. Ne dobbiamo dedurre che l’opera fosse stata completata nell’anno precedente e questo ne sistema la datazione.
Nel testamento del figlio di Ciriaco, Giovanni Battista (1569-1624), e nel suo inventario di morte, troviamo citata la Cattura di Cristo. Questa passa per via ereditaria al cugino di Giovanni Battista, Paolo, del ramo dei Mattei di Giove, così nominati in quanto feudatari di Giove in Teverina.
La tela resta di proprietà della famiglia Mattei per circa due secoli passando di mano in mano. Arriva così a Giuseppe Mattei IV duca di Giove (1735-1809) e qui sorge un problema di attribuzione. Infatti, nell’inventario del 1793 è indicato come autore Gherardo della Notte, ovvero Gerard von Honthorst (1592-1656), noto artista olandese caravaggesco.
Forse, in quel frangente, Gherardo della Notte era addirittura più quotato del Caravaggio stesso. Così quando nel 1802 i Mattei, in difficoltà finanziarie, vendono la tela essa passa di mano con l’attribuzione all’olandese.

La Presa di Cristo nell’orto di Caravaggio arriva in Irlanda
Ad acquistarla è William Hamilton Nisbet e la Presa di Cristo nell’orto è così trasferita in Scozia nella raccolta di questa famiglia. Qui risiede fino al 1921 quando viene messa all’asta ad Edimburgo ed acquistata dalla pediatra irlandese Maria-Lea Wilson che la porta a Dublino. La tela a questo punto trascorre praticamente tutto lo scorso secolo in Irlanda come opera di Gerard von Honthorst divenendo di proprietà dei padri gesuiti di Leeson Street.
Il colpo di scena avviene nel 1990 quando i padri contattano lo storico dell’arte Sergio Benedetti (1942–2018), all’epoca curatore della National Gallery of Ireland, per seguirli nel restauro dell’opera. Emerge a quel punto l’ipotesi che la Cattura di Cristo nell’orto possa essere in realtà di Caravaggio ed il ritrovamento nei registri di casa Mattei del pagamento del 1603 chiude il cerchio.
L’opera
La Cattura di Cristo nell’orto è un’opera memorabile del Caravaggio, incredibilmente emozionante e, per questo, difficile da raccontare.
Il momento che il Merisi coglie è quello del bacio di Giuda ed i volti di Gesù ed del suo apostolo traditore sono il punto focale della tela. Il viso di Gesù, con gli occhi chiusi, esprime la coscienza del suo destino e la rassegnazione ad esso.
Rassegnazione è anche il sentimento espresso dalle mani di Gesù, le dita avvinghiate tra di loro. Uno degli emblemi di questo quadro. La mano di Giuda sulla sua spalla destra è, invece, un elemento di forza di segno opposto.
Nell’angolo di sinistra un giovane fugge alzando le braccia al cielo. Potrebbe essere San Giovanni ma ciò che è più interessante è il suo mantello violaceo che uno degli armigeri cerca di afferrare con una mano. Infatti, il mantello vola nell’aria e racchiude come in un clipeo le due teste di Cristo e di Giuda: nel contempo le isola e le pone al centro della scena. Un quadro nel quadro.
L’autoritratto di Caravaggio-Diogene
Infine, nell’angolo destro della tela un giovane regge una lanterna: è Caravaggio, in uno dei suoi noti autoritratti. La lanterna dal punto di vista dell’illuminazione pittorica della scena non serve a nulla: la luce squarcia la notte partendo da dietro le spalle di chi guardi l’opera un po’ angolata da destra.
Dunque perché Caravaggio si porta appresso una lanterna? Dice Maurizio Marini che l’immagine possa alludere “verosimilmente a un’allegoria di Diogene, che cerca l’uomo con una lanterna, da cui Caravaggio-Diogene cerca Cristo, l’Uomo per eccellenza, tra le tenebre e le forze del male. Quindi, un emblema stoico di fede e redenzione”.
Formidabile è la lama di luce che corre lungo l’armatura che copre il braccio sinistro del soldato che sta afferrando al collo Cristo.
Cattura di Cristo nell’orto: capolavoro copiatissimo
Asdrubale Mattei (fratello di Ciriaco) nel 1626 paga 12 scudi il pittore senese Giovanni Attili per una copia della Cattura, inaugurando così una lunga serie di “riproduzioni autorizzate” della tela. Peraltro, è interessante notare come la copia venga pagata quasi esattamente un decimo dell’originale.
Da quel momento (ammesso che non avessero iniziato prima), le copie della Presa di Cristo nell’orto di Caravaggio dilagano. Ad oggi se ne contano dodici. La più famosa è probabilmente quella del Museo d’Arte di Odessa ma anche Palazzo Pitti ne custodisce una. Per saperne di più clicca Cattura di Cristo: la copia da Caravaggio di Palazzo Pitti
Se vuoi approfondire le opere di Caravaggio, qui di seguito trovi il link all’elenco di tutti i suoi dipinti con i collegamenti agli articoli pubblicati da ArtePiù: Caravaggio: tutte le opere
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