pietro cavallini affresco san giorgio al velabroPietro Cavallini Affresco San Giorgio al Velabro
Città d'Arte, Slider home, Storia dell'arte

Pietro Cavallini a San Giorgio al Velabro: l’affresco dell’abside

L’affresco di Pietro Cavallini nell’abside di San Giorgio al Velabro ci racconta del forte rapporto tra pittura e mosaico nell’arte di questo maestro ed, in generale, dei suoi tempi. Ci racconta però anche del rapporto tra Giotto e Cavallini se è vero che l’affresco fu attribuito prima all’uno e poi all’altro.

Infatti, l’attribuzione dell’affresco dell’abside di San Giorgio al Velabro è passata da Giotto a Pietro Cavallini dopo la scoperta del Giudizio Universale del Cavallini in Santa Cecilia a Trastevere per le assonanze con quest’ultimo. Dunque, tra Roma e Firenze, la rivoluzione artistica si basava su un’ispirazione comune tanto da generare in tanti casi dibattiti su questa o quella attribuzione.

Pietro Cavallini l’affresco di San Giorgio al Velabro: tra mosaico e pittura

affresco abside san giorgio velabroNon so se un giorno un qualche documento ci svelerà perché Cavallini scelse per San Giorgio al Velabro l’affresco e non il mosaico. In questa tecnica Cavallini era maestro consideratissimo come dimostrano i suoi mosaici in Santa Maria in Trastevere. Forse, chissà, anche motivi economici o forse solo il gusto del committente.

Comunque sia, si è soliti affermare che Pietro Cavallini nel realizzare l’affresco dell’abside di San Giorgio al Velabro abbia guardato al mosaico del catino absidale della Basilica dei Santi Cosma e Damiano. Ciò è perfettamente plausibile, ma perché? Perché a quello e non genericamente ai mosaici cristiani dei secoli precedenti?

Il motivo è semplice. Quello che conta non è la disposizione delle figure che è sempre quella (Cristo al centro e i santi disposti su ambo i lati) quanto piuttosto i volumi e la dinamicità degli stessi. Quanto più ci allontaniamo dai tempi della Roma antica e muoviamo verso il X secolo tanto più è la staticità a prevalere nelle figure. Addirittura, in taluni casi, è come se ogni santo stesse a se senza interazione con le altre figure intorno.

Provare per credere. Se scorrerete gli articoli pubblicati da ArtePiù sui mosaici cristiani di Roma ve ne renderete subito conto. Cliccate qui: I Mosaici Cristiani di Roma: dieci secoli di storia.

Dunque, dire che Cavallini guarda al mosaico della chiesa dei Santi Cosma e Damiano, significa che cerca di riprendere il rapporto, l’interazione tra figura e spazio proprio dell’arte antica.

L’opera

Ciò detto, però, guardiamo insieme l’opera. Al centro troviamo Cristo rappresentato in posizione rialzata e in scala maggiore rispetto agli altri personaggi. Il braccio destro è levato e nella sinistra tiene un rotolo di pergamena a simboleggiare il Verbo. Alla sua destra si trova la Vergine rivolta verso il figlio in atteggiamento d’intercessione. Infine (in ordine gerarchico) San Giorgio rappresentato come soldato con il suo cavallo. San Giorgio regge un vessillo con la croce rossa in campo bianco.

Alla sinistra di Cristo troviamo San Pietro, anche lui con la mano destra levata e nella sinistra rotolo e chiavi. Il viso di San Pietro è molto cavalliniano, se mi passate il termine.pietro cavallini affreschi abside san pietro al velabro

A sinistra di San Pietro troviamo San Sebastiano con lancia e scudo. San Giorgio e San Sebastiano erano ambedue ufficiali e servirono in armi sotto Diocleziano. Questi, però, li martirizzò senza remore quando scoprì la loro fede. La passio di San Sebastiano vuole peraltro che il corpo del santo fosse stato buttato nella Cloaca Maxima. Giunto però nei pressi della chiesa di San Giorgio al Velabro (che è sul percorso della cloaca), il corpo venne recuperato dalla matrona Lucina e sepolto.

Tornando all’attribuzione dell’affresco a Pietro Cavallini va evidenziata la vicinanza di alcune figure con quelle – più imponenti e di maggior impatto scenico – del Giudizio Universale di Santa Cecilia. A tal proposito leggete Pietro Cavallini: il Giudizio Universale di Santa Cecilia

I personaggi del Giudizio Universale appaiono realizzati in una fase in cui Pietro Cavallini abbia completamente sviluppato l’attenzione ai volumi e al lato psicologico delle figure. Va viceversa detto che l’abside di San Giorgio ha subito interventi importanti a causa del suo deterioramento. Questo potrebbero avere modificato alcuni tratti originali delle figure. Secondo altri, invece, il Cavallini avrebbe fatto significativo ricorso a collaboratori.

Resta che le figure di Cristo e San Pietro (ancor di più) sono quelle che maggiormente mi convincono se raffrontate a Santa Cecilia.

pietro cavallini affreschi abside san giorgio al velabro roma

Cavallini a San Giorgio al Velabro: la committenza

pietro Cavallini affreschi abside san giorgio al velabroJacopo Stefaneschi (1260-1341), creato cardinale di San Giorgio in Velabro da Bonifacio VIII il 17 dicembre 1295, è tradizionalmente considerato il committente degli affreschi dell’abside. Il cardinale fu anche importante committente di Giotto. Forse anche per questo inizialmente si è ritenuto che gli affreschi fossero di quest’ultimo.

Va però osservato che gli Stefaneschi erano una famiglia numerosa. Infatti Bertoldo, fratello di Jacopo, fu il committente dei mosaici di Pietro Cavallini in Santa Maria in Trastevere. Dunque, per dirla così, con gli Stefaneschi Cavallini doveva essere di casa.

Comunque sia, qualora il committente fosse stato Jacopo, gli affreschi sarebbero successivi al 1295 e, dunque, successivi (o coevi?) al Giudizio Universale di Santa Cecilia datato solitamente al 1293.

Un’altra scuola di pensiero ipotizza che il committente possa invece essere stato il cardinale milanese Pietro Peregrosso. Questi ebbe il titolo di San Giorgio al Velabro fino al 1289. In realtà, non mi sembra che vi siano prove definitive per l’una o l’altra ipotesi. Lo stendardo bianco con la croce rossa retto da San Giorgio coincide con lo stemma di Milano ma anche con quello di Genova che ha San Giorgio come suo protettore.

Certo, anticipare di qualche anno la datazione degli affreschi renderebbe più oggettivo il discorso fatto prima sulla maturazione dell’estetica cavalliniana al momento della realizzazione del Giudizio Universale di Santa Cecilia. Mi sembra però che si stia un po’ troppo tirando la coperta.

Pietro Cavallini e l’evoluzione dalla maniera greca

Concludo riportando un’osservazione che mi sembra molto interessante sull’evoluzione della pittura di Pietro Cavallini. Ovvero del suo passaggio dalla maniera greca (per dirla col Vasari) ad un’estetica moderna.affreschi san giorgio al velabro cavallini

Osserva Valentine Giesser, storica dell’arte dell’Università di Losanna:

“Per quanto ‘stretta’, una datazione tra 1288 e 1289 spingerebbe a riconsiderare il percorso artistico di Pietro Cavallini, che inizierebbe quindi la propria carriera da un’opera destinata a un’ex-diaconia greca (ovvero San Giorgio), situata per di più in una zona della città anch’essa fortemente marcata da presenze greche…  Un inizio che consonerebbe con la genesi stilistica del pittore, ancora problematica, ma impregnata di maniera greca”.

Se doveste trovarvi a Napoli, non perdete Pietro Cavallini: la Cappella Brancaccio a Napoli

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

3 Comments

Leave a Comment