La tomba di Papa Alessandro VII realizzata da Gian Lorenzo Bernini è certamente una delle più spettacolari tombe papali della Basilica di San Pietro.
Alessandro VII, al secolo Fabio Chigi (Siena 1599 – Roma 1667), pronipote del ricchissimo banchiere Agostino Chigi a cui si deve la Villa Farnesina, fu eletto papa il 7 aprile 1655 succedendo a Innocenzo X Pamphilj. Nella sua elezione forte fu l’appoggio del cardinale Francesco Barberini (1597-1679), nipote di Urbano VIII Barberini (1568-1644) che conferì al nipote la berretta cardinalizia nel 1623.
Com’è noto, si considera come prima grande opera del barocco romano proprio il Trionfo della Divina Provvidenza affrescato da Pietro da Cortona nella volta del salone principale di Palazzo Barberini su commissione di Urbano VIII nel terzo decennio del XVII secolo.
Urbano VIII, dunque un promotore del barocco, fu anche grande mecenate di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) e forse dipese anche da lui il favore che questo artista ebbe presso Alessandro VII.

Gian Lorenzo Bernini: la tomba di Alessandro VII
La storia della tomba di papa Alessandro VII è lunga. Il pontefice la commissionò al Bernini nel medesimo anno in cui fu eletto al soglio pontificio, ovvero nel 1655. La realizzazione del sepolcro iniziò però solo cinque anni dopo la sua morte avvenuta nel 1667.
Così i lavori ebbero inizio sotto il pontificato del suo successore Clemente IX. Ma neanche questo bastò: ci vollero infatti ancora altri due papi, Clemente X e Innocenzo XI, per veder terminata la tomba nel 1678.
Va però detto che l’opera è spettacolare. Alessandro VII è rappresentato inginocchiato in preghiera, la tiara ai suoi piedi. La figura del pontefice è posta su un piedistallo di marmo verde. Sotto di lui una grande onda di diaspro rosso siciliano da cui spunta il braccio della Morte con in mano la clessidra. La Morte, in bronzo dorato, è rappresentata in forma di scheletro e fa riferimento all’inevitabile scorrere del tempo ed alla caducità dell’esistenza terrena.
Ai piedi del pontefice, poggiate sul basamento di marmo rosso le quattro Virtù di papa Alessandro VII. A sinistra la Carità che tiene un bambino in braccio. Dietro di essa la Giustizia. A destra la Verità. Questa ha il piede sinistro poggiato sopra il mondo. Dietro di lei la Prudenza.
La porta posta sotto il manto di diaspro rosso era in realtà già li quando Bernini progettò l’opera. Si tratta infatti di una porta di accesso alla basilica. Posta però come la vediamo oggi, sembra voler collegare il mondo terreno con quello dei cieli.
C’è poco da dire. Per complessità della rappresentazione, per cromia dei marmi, per impatto scenografico è un capolavoro del barocco romano.
La Tomba di Alessandro VII e la Bottega del Bernini
Al di là del risultato finale, è molto interessante l’iter realizzativo. Gian Lorenzo Bernini aveva una certa età e si avvalse largamente della sua bottega. In realtà progettò l’opera e ne diresse i lavori. Si riservò di scolpire il viso del pontefice. Tutto il resto fu opera di una squadra di prim’ordine che tra il 1672 e il 1678 trasformò l’idea in realtà.
Gli archivi della famiglia Chigi ci consentono di ricostruire questo team con grande precisione. Ci forniscono anche una testimonianza di prima mano si come potessero andare le cose in una grande bottega del ‘600.
Giovanni Rinaldi, detto Jean de Champagne per le sue origini francesi, curò i modelli preliminari di tutte le figure e del manto di diaspro. A quel punto diversi allievi o collaboratori del Bernini si divisero le figure. Giuseppe Mazzuoli il Vecchio (Volterra 1644 – Roma 1725) realizzò la Carità. Lazzaro Morelli (Ascoli 1608 – Roma 1690) prima e Giulio Cartari poi lavorarono alla Verità. Questa virtù era originariamente rappresentata nuda ma Innocenzo XI ordinò che fosse coperta. A tal fine Filippo Carcani ideò il manto che fu fuso in bronzo da Girolamo Lucenti (Roma 1627-1698) e colorato di bianco dallo stesso Carcani. Cartari realizzò anche la Giustizia e la Prudenza, sbozzata da Giuseppe Baratta.
Per quanto riguarda la statua di Alessandro VII, Bernini ne realizzò il viso, Giulio Cartari lavoro alla figura di Alessandro VII insieme francese Michel Maille (Saint-Claude 1643 – Roma 1703), italianizzato il Michele Maglia.
Dei collaboratori del Bernini fin qui citati alcuni erano anche autori della statue del Ponte Sant’Angelo. Lazzaro Morelli aveva realizzato l’Angelo dei Flagelli. Giulio Cartari aveva invece realizzato la copia dell’Angelo del Titolo della Croce originariamente realizzato dal Bernini. Infine, a Girolamo Lucenti si deve l’Angelo dei Chiodi.
Approfondimenti
Sempre in relazione alle tombe dei pontefici, potete leggere:
- Tomba di Pio VII a San Pietro
- Canova: il monumento funebre di Clemente XIV
- Santa Maria Maggiore: la tomba di Clemente IX
- Michelangelo e la tomba di Giulio II
5 Comments